RIDERE PER VIVERE
NOVELLE DEL «DECAMERON» NEL TEMPO
Corso di 8 lezioni coordinato dalle Prof.sse Laura Diafani e Laura Santanni
e condotto insieme ad altri docenti
Scrive Boccaccio, verso la fine del Decameron, che chi avesse incontrato i dieci novellatori, vedendoli, non avrebbe potuto dire nient’altro che: «O costor non saranno dalla morte vinti o ella gli ucciderà lieti» (Introduzione alla giornata IX). Nel capolavoro di Boccaccio, si racconta per salvarsi, in tutti i sensi: per non lasciare entrare il male nel proprio corpo e nella propria anima, per tenere lontana la morte dalla propria carne e dai propri costumi o per affrontarla meglio.
Quest’anno, il corso di Letteratura ritaglia un percorso a più voci dentro il grande affresco narrativo boccacciano, privilegiandone la dimensione comica, o avventurosa o erotica, e mettendolo in dialogo con altre esperienze letterarie, da Dante a Calvino a Pasolini: il Decameron, dunque, letto come apoteosi della funzione salvifica della letteratura, della parola e del ridere moderatamente e saggiamente, quale gesto umano posto tra sé e la morte, o tra sé e le storture della vita.
Quest’anno, il corso di Letteratura ritaglia un percorso a più voci dentro il grande affresco narrativo boccacciano, privilegiandone la dimensione comica, o avventurosa o erotica, e mettendolo in dialogo con altre esperienze letterarie, da Dante a Calvino a Pasolini: il Decameron, dunque, letto come apoteosi della funzione salvifica della letteratura, della parola e del ridere moderatamente e saggiamente, quale gesto umano posto tra sé e la morte, o tra sé e le storture della vita.